mercoledì 25 aprile 2018

Intervista a Simone Plozzer

È un piacere intervistarla, ci parli di lei e del suo libro.


Buongiorno, piacere mio essere qui per rispondere alle vostre domande.
 Allora, sono un ragazzo di 27 anni., milanese d’origine, mi sono appena laureato in Psicologia del Lavoro e ho appena pubblicato – appunto - questo libretto: Sentieri di salgemma. È un libro di poesie, prevalentemente. Dico così perché all’interno non ci sono solo versi, ma anche flussi di coscienza e, soprattutto, delle illustrazioni, sempre fatte da me. È un volumetto molto denso, ci son tante cose, dalla poesia romantica a quella più vicina alla satira sociale passando anche per il poemetto breve, quasi “aforismatico” direi. Si toccano insomma diversi temi, con tecniche e stili anche molto differenti fra loro. Personalmente mi ritengo molto soddisfatto del risultato finale. Racconta una mia buona fetta di vita, per quello che posson concedere, certo,  un centinaio di pagine.

Per dirvi qualcosa su di me… mmm, ho studiato e lavorato tanto. Tanti lavori diversi. Ho alle spalle quasi 9 anni nella musica rap, che definirei forse l’esperienza più forte e densa della mia vita, fino ad ora, e… sì, logicamente è stata anche una determinante per quello che è la mia produzione poetica. Ho sempre amato disegnare, infatti anche al rap mi ci sono avvicinando prima dal writing, bomboletta alla mano e passamontagna. Poi, che dire? Recentemente sto lavorando ad un romanzo e ad un nuovo volumetto di poesie. Spero di riuscire presto a dare alla luce entrambi i progetti.

Come ha iniziato a scrivere?

Allora, come dicevo, prima facevo musica rap. Come ho iniziato a scrivere? Quando iscrivendomi all’università mi sono allontanato dal mio genere musicale. In realtà è stata una diretta conseguenza, diciamo. Ho scritto la prima “poesia” – se così può essere definita - per sopperire al bisogno di creare, di mettere nero su bianco le cose che mi passavano per la testa. Nel concreto la cosa è andata così: ho iniziato partecipando a dei concorsi ed entrando in una piccola raccolta di poesie moderne, di quelle che le case editrice a pagamento mettono in piedi per raccogliere “fondi”. Io da ingenuo neofita nel mondo dell’editoria mi sono fatto accalappiare e, così,  pubblicata quella, ho continuato a scrivere poesie.

Come ha scelto il genere del suo libro?

In maniera abbastanza automatica. Si è trattato più che altro di fare una selezione del materiale che stavo accumulando in questi ultimi anni. Raccoglierlo tutto in un libro di poesie è stata la diretta conseguenza.

A che target si rivolge?

Sicuramente il libro si prefigge di parlare ai miei coetanei, fra i 23 e i 35 anni, grossomodo. Ma per il semplice fatto che i ragazzi immagino facciano meno fatica ad immedesimarsi nelle immagini che ho creato. Se però poi prendo in considerazione i primi feedback di questi primissimi mesi, posso dire che in realtà il libro piace prevalentemente ad un pubblico femminile, che spazia in realtà in una fascia d’età molto meno stringente di quella ipotizzata da me, dai 17 ai 50 anni direi.

Dove preferisce lavorare?

Ovunque. Purtroppo il tempo che ho per scrivere, da quando mi son laureato, si è ridotto drasticamente. Sono sempre in giro come una trottola per lavoro e quindi, purtroppo, gli spazi dedicati alla scrittura sono sempre più resecati alla metropolitana o i tram che mi tocca prendere. E sì, ahimè, scrivo prevalentemente note sul cellulare.

Da cosa trae ispirazione?

Dai fatti di vita quotidiana, per di più. Ma anche dai sogni, dalle storie che mi affascino, siano esse film o libri che leggo. Diciamo che però sì, quello che scrivo ha sempre una forte connotazione autobiografica.

Quali difficoltà ha incontrato nella pubblicazione?

Beh, il dio denaro, prima di tutto. Sono stato abituato con la musica ad investire sulla mia opera: l’album, il video, lo studio di registrazione, quindi l’editoria a pagamento non la vedevo – come fanno la stragrande maggioranza degli autori – come un demone a nove code. Certo è che racimolare i soldi da studente/lavoratore non è stato semplice. Per questo motivo ho prima provato a cercare un editore che non mi chiedesse contributi, con scarsi risultati. Kimerik è stata la casa editrice che mi ha proposto il contratto più vantaggioso. Ho passato tutta l’estate 2017 ha inviare proposte, visionare contratti e parlare con autori editi. La decisione di affidarmi alla casa editrice siciliana è venuta da un mio collega, Leonardo Viola, anche lui pubblicato da Kimerik - un libro meraviglioso tra parentesi, ve lo consiglio, Biancaluna -  lui mi ha spronato e convinto a iniziare questo percorso con loro.


La ringrazio del tempo che ci ha dedicato, vuole aggiungere qualcosa?

Sì. Vorrei spronare tutte le persone che scrivono poesia a prendere consapevolezza che le barriere che ci sembrano calate dall’alto, nell’editoria moderna, sono più effimere di quanto si creda. Hai un buon prodotto? Prova ad investirci sopra. Non vuoi spendere? Ci sono piccole realtà che stampano senza contributi. Poi c’è il self-publishing, le piattaforme social network, senza parlare poi della Poesia di Strada: Ivan Tresoldi, Fuoco Armato, i Poeti del Trullo o il Movimento per l’Emancipazione della Poesia, altresì detto Mep. La poesia è viva in Italia, dobbiamo solo aprire gli occhi e farla respirare.

Detto questo, ringrazio voi per l’opportunità e il vostro tempo. A presto

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