È un piacere
intervistarla, ci parli di lei e del suo libro.
Buongiorno,
piacere mio essere qui per rispondere alle vostre domande.
Allora, sono un ragazzo di 27 anni., milanese
d’origine, mi sono appena laureato in Psicologia del Lavoro e ho appena
pubblicato – appunto - questo libretto: Sentieri di salgemma. È un libro di
poesie, prevalentemente. Dico così perché all’interno non ci sono solo versi,
ma anche flussi di coscienza e, soprattutto, delle illustrazioni, sempre fatte
da me. È un volumetto molto denso, ci son tante cose, dalla poesia romantica a
quella più vicina alla satira sociale passando anche per il poemetto breve,
quasi “aforismatico” direi. Si toccano insomma diversi temi, con tecniche e
stili anche molto differenti fra loro. Personalmente mi ritengo molto soddisfatto
del risultato finale. Racconta una mia buona fetta di vita, per quello che
posson concedere, certo, un centinaio di
pagine.
Per
dirvi qualcosa su di me… mmm, ho studiato e lavorato tanto. Tanti lavori
diversi. Ho alle spalle quasi 9 anni nella musica rap, che definirei forse l’esperienza
più forte e densa della mia vita, fino ad ora, e… sì, logicamente è stata anche
una determinante per quello che è la mia produzione poetica. Ho sempre amato disegnare,
infatti anche al rap mi ci sono avvicinando prima dal writing, bomboletta alla
mano e passamontagna. Poi, che dire? Recentemente sto lavorando ad un romanzo e
ad un nuovo volumetto di poesie. Spero di riuscire presto a dare alla luce
entrambi i progetti.
Come ha iniziato a scrivere?
Allora,
come dicevo, prima facevo musica rap. Come ho iniziato a scrivere? Quando
iscrivendomi all’università mi sono allontanato dal mio genere musicale. In
realtà è stata una diretta conseguenza, diciamo. Ho scritto la prima “poesia” –
se così può essere definita - per sopperire al bisogno di creare, di mettere
nero su bianco le cose che mi passavano per la testa. Nel concreto la cosa è
andata così: ho iniziato partecipando a dei concorsi ed entrando in una piccola
raccolta di poesie moderne, di quelle che le case editrice a pagamento mettono
in piedi per raccogliere “fondi”. Io da ingenuo neofita nel mondo dell’editoria
mi sono fatto accalappiare e, così, pubblicata quella, ho continuato a scrivere
poesie.
Come ha scelto il genere del suo libro?
In
maniera abbastanza automatica. Si è trattato più che altro di fare una
selezione del materiale che stavo accumulando in questi ultimi anni.
Raccoglierlo tutto in un libro di poesie è stata la diretta conseguenza.
A che target si rivolge?
Sicuramente
il libro si prefigge di parlare ai miei coetanei, fra i 23 e i 35 anni,
grossomodo. Ma per il semplice fatto che i ragazzi immagino facciano meno
fatica ad immedesimarsi nelle immagini che ho creato. Se però poi prendo in
considerazione i primi feedback di questi primissimi mesi, posso dire che in
realtà il libro piace prevalentemente ad un pubblico femminile, che spazia in
realtà in una fascia d’età molto meno stringente di quella ipotizzata da me,
dai 17 ai 50 anni direi.
Dove preferisce lavorare?
Ovunque.
Purtroppo il tempo che ho per scrivere, da quando mi son laureato, si è ridotto
drasticamente. Sono sempre in giro come una trottola per lavoro e quindi,
purtroppo, gli spazi dedicati alla scrittura sono sempre più resecati alla
metropolitana o i tram che mi tocca prendere. E sì, ahimè, scrivo
prevalentemente note sul cellulare.
Da cosa trae ispirazione?
Dai
fatti di vita quotidiana, per di più. Ma anche dai sogni, dalle storie che mi
affascino, siano esse film o libri che leggo. Diciamo che però sì, quello che
scrivo ha sempre una forte connotazione autobiografica.
Quali difficoltà ha incontrato nella
pubblicazione?
Beh,
il dio denaro, prima di tutto. Sono stato abituato con la musica ad investire
sulla mia opera: l’album, il video, lo studio di registrazione, quindi
l’editoria a pagamento non la vedevo – come fanno la stragrande maggioranza
degli autori – come un demone a nove code. Certo è che racimolare i soldi da
studente/lavoratore non è stato semplice. Per questo motivo ho prima provato a
cercare un editore che non mi chiedesse contributi, con scarsi risultati.
Kimerik è stata la casa editrice che mi ha proposto il contratto più
vantaggioso. Ho passato tutta l’estate 2017 ha inviare proposte, visionare
contratti e parlare con autori editi. La decisione di affidarmi alla casa
editrice siciliana è venuta da un mio collega, Leonardo Viola, anche lui pubblicato
da Kimerik - un libro meraviglioso tra parentesi, ve lo consiglio, Biancaluna - lui mi ha spronato e convinto a iniziare
questo percorso con loro.
La
ringrazio del tempo che ci ha dedicato, vuole aggiungere qualcosa?
Sì.
Vorrei spronare tutte le persone che scrivono poesia a prendere consapevolezza
che le barriere che ci sembrano calate dall’alto, nell’editoria moderna, sono
più effimere di quanto si creda. Hai un buon prodotto? Prova ad investirci
sopra. Non vuoi spendere? Ci sono piccole realtà che stampano senza contributi.
Poi c’è il self-publishing, le piattaforme social network, senza parlare poi
della Poesia di Strada: Ivan Tresoldi, Fuoco Armato, i Poeti del Trullo o il
Movimento per l’Emancipazione della Poesia, altresì detto Mep. La poesia è viva
in Italia, dobbiamo solo aprire gli occhi e farla respirare.
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